lunedì 25 agosto 2008

Il nucleare crea profitti?
PIANO ECONOMICO-FINANZIARIO di una centrale nucleare
(Costruzione, gestione ,profitti E/o perdite)
Si insiste sul tema dell’energia elettrica prodotta con impianti nucleari in quanto è stato definitivamente varato dal Parlamento italiano un provvedimento di iniziativa Governativa, il DL n.112 del 25/6/2008, che con l’art. 7 dà l’avvio al nucleare in Italia prevedendo la realizzazione di centrali nucleari; senza oneri, però, a carico dello Stato ma a carico dei privati investitori interessati al business. Inoltre, si continua da parte di ministri ed esponenti della maggioranza ad enfatizzare la scelta del nucleare ipotizzando anche il numero delle centrali da realizzare (5 o 6 come ha detto il Ministro Scajola).
Quindi, ci siamo: il nucleare italiano parte.
Allora è oltremodo importante dibattere sul tema e mettere in luce tutti i molti aspetti negativi che l’energia elettrica prodotta con tecnologia nucleare comporta e i pochi positivi.
Chiariamo: stiamo parlando di energia elettrica prodotta con centrali nucleari, non di tutta l’energia che il paese consuma. Dato il 100% l’energia globale consumata dal paese, l’energia elettrica è il 20%. Quindi parliamo del 20% dell’energia. Il resto non può esser prodotto con il nucleare (l’energia dei trasporti, del riscaldamento, parzialmente dell’industria, il tutto pari all’80% è e resterà soddisfatta con fonti fossili). Quindi, come si vedrà un immane sforzo per un risultato solo in termini di cambiamento del mix di fonti (meno elettrico prodotto con fonti fossili e meno acquisti dall’estero di energia elettrica).
Quali benefici può dare tale immane sforzo? La gestione di una centrale nucleare per la produzione di energia elettrica è un business? Fa utili? Produce cassa? Il costo al kwh per il paese, e quindi per il cittadino, migliora tanto da finalmente pensare di poter pagare meno l’energia?
Ecco, io parto da qui, perché è l’ambito che mi è più congeniale essendo un dirigente di una finanziaria di investimento ed elaboro per mestiere piani economico finanziari per opere infrastrutturali. Intendo, dunque, verificare se può essere un business con le caratteristiche di appetibilità per investitori istituzionali.
Utilizzando i valori di un precedente mio post (pubblicato su questo blog nel 2008 sotto il titolo “il nucleare – la nuova ideologia”) aggiornati con i dati recenti prodotti da Legambiente nel suo rapporto “ i costi nascosti del nucleare” di agosto 2008 (1) per quel che riguarda il costo di costruzione e di decommissioning (smantellamento alla fine della vita utile dell’impianto), ho elaborato un Piano Economico Finanziario (più oltre detto PEF) di esercizio trentennale di una centrale nucleare da 1.800 Mwh di potenza installata, che già era alla base del lavoro precedente.
Si sottolinea l’importanza del Piano Economico Finanziario che è uno strumento che, con l’inserimento di ipotesi le più realistiche possibili, consente di visualizzare gli effetti economici e di equilibrio patrimoniale/finanziario di investimenti infrastrutturali di lungo periodo. Consente, quindi, di valutare la fattibilità ed a quali condizioni di finanziamento, oltre che i benefici che l’investimento può dare. Nel caso in questione va valutato se una centrale nucleare è un business profittevole, quali e quanti sono i costi da finanziare e se produce utilità per il sistema paese. Il PEF è strumento ben noto agli analisti finanziari ed alle imprese, ma anche alle amministrazioni pubbliche che nei bandi per l’affidamento di servizi in concessione, per i Project financing e quant’altro, sono use chiedere, ai soggetti che intendono concorrere, dettagliati PEF pluridecennali. Quindi, è uno strumento decisivo per le scelte di convenienza e fattibilità di un dato investimento.
Peraltro, si deve rilavare che sia il rapporto di Legambiente che altri lavori ed opere citate in nota, confermano le valutazione espresse nel precedente post che pertanto conserva la sua validità. Quello presente tende a meglio spiegare la costruzione del PEF e gli esiti del medesimo.
I valori che sono stati immessi per la simulazione sono in buona parte desunti da letteratura in materia che viene citata in nota. Si segnala in particolare anche il contributo della comunità dei BLOG che ha una vastissima produzione sul tema.
Ci si è orientati sull’analisi economico/finanziaria in quanto, relativamente al problema dell’energia elettrica prodotta con impianti nucleari, sembra l’aspetto meno esplorato. Restano valide tutte le considerazioni sulla inopportunità di fondo dell’opzione nucleare per le seguenti considerazioni:
· Sulle criticità in ordine alla sicurezza che ad oggi le centrali rappresentano (incidenti, attacchi terroristici, inquinamento costante nella fasi di predisposizione e preparazione del combustibile, etc.)
· Sull’irrisolto problema delle scorie
· Sulla contiguità tra tecnologia nucleare civile e militare
· Sull’entità esagerata dell’investimento
· Sul conseguente drenaggio di risorse a scapito di altre e meno invasive soluzioni per l’energia
· Sui tempi di realizzazione e sulla lievitazione dei costi in corso d’opera
· Sulla mancanza assoluta di trasparenza (nelle notizie di incidente, nella predisposizione o meno – in realtà sempre meno – di piani di evacuazione e soccorso in caso di incidente (2), ed in tutti i fatti riguardanti la centrale fin dalla fase del progetto)

A queste considerazioni, di per sé sufficienti per abbandonare il nucleare, vanno aggiunte anche le valutazioni di carattere economico-finanziario che si impongono e vanno esplorate ed evidenziati i risultati per averne un quadro completo.
Tale lavoro si impone in quanto, da parte dei sostenitori del nucleare e dalle forze imprenditoriali lobbisticamente interessate al nucleare, c’è la tendenza marcata a sottostimare i costi dei progetto per dimostrarne la convenienza. In particolare nei progetti si tende a non considerare:
· il costo del decommissioning che, come vedremo, ha un’incidenza molto significativa, superiore al costo di realizzazione
· i costi per la sicurezza
· i costi per lo stoccaggio delle scorie (ricerca e/o servizi di terzi)
· i costi di assicurazione


Disinformazione e mistificazione vanno smascherate, è un tema troppo delicato per non attuare una seria vigilanza.
Quindi, gli assunti di base del PEF ricomprendono anche le voci sopraindicate, tentando di considerare tutti i costi e gli oneri necessari per una corretta gestione dell’impianto. In sostanza, ripercorrono quelli del precedente mio post, e vengono riproposti nella tabella che segue (con l’aggiornamento dei costi di costruzione di cui si è detto (vedi nota 1)). Visto lo spirito del provvedimento governativo, non è stato previsto alcun incentivo. Peraltro, visti i livelli di investimento che si desumono dal rapporto di Legambiente, rapportato al programma che il governo intenderebbe licenziare, si deve esprimere una fortissima perplessità sulla sua fattibilità (3).


ASSUNTI DI BASE
costo costruzione- 6,862 miliardi di €
Costo di smantellamento-8,086 miliardi di € (1,18 volte il costo iniziale)
Produzione annua (95% con 5% per fermo manutenzione) 14.980.000.000 kwh
Benefici al territorio (Energia annua concessa gratuitamente ) 15।577.000 kwh (pari al 10% dell’energia prodotta)
Prezzo di vendita del kwh 0,0964 €/kwh (rettificato del 3% annuo)
Costi per la sicurezza 200 mil €/anno
Materia prima 3% dei costi 70 mil €/anno
Costi di stoccaggio 140.mil €/anno (costi per servizi o investimenti alla ricerca di soluzioni)
Finanziamento dei costi di sola costruzione 90% al tasso del 5,75%
Ammortamento dell’investimento 1/30° del costo
Accantonamento decommissioning। quota annua del costo finale al c/economico e accantonamento di pari somme liquide
Incentivi statali Nessuno (visto lo spirito del Decreto Governativo 112 dell’estate 2008)

Con tali assunti è stato sviluppato un piano di gestione trentennale, vita possibilmente utile per una centrale dal momento del completamento, con la definizione di situazioni economiche, finanziarie ed elaborazione dei flussi di cassa ottenibili. Si è ipotizzato di elaborare il piano a partire dall’ultimazione della centrale, quindi non sono stati considerati i tempi di autorizzazione e di costruzione. Ipotizzando 10 anni per realizzare la centrale, essa sarebbe pronta nel 2018, quindi il piano trentennale varrebbe per il periodo 2018-2048: stime di autorevoli scienziati dicono che oltre tale data l’uranio potrebbe essere esaurito. Quindi, i benefici dall’energia nucleare partirebbero con il 2018, avviando l’iter amministrativo oggi e senza registrare intoppi di nessun genere.


I risultati dell’elaborazione sarebbero i seguenti:
· Profittabilità (produzione di utili) – si genererebbe una situazione costante di perdite per tutti i 30 anni (23 di forti perdite fino a 6,5 mdi/€ temperati da 7 anni di modesti utili pari a 0,5 mdi/€ per un saldo netto negativo di 6 mdi/€). Il saldo finale del Patrimonio della società (capitale di dotazione iniziale + utili e -perdite) sarebbe ampiamente negativo (circa 4 mdi/€) (4)
· Liquidità (cassa) – vi sarebbe una produzione di cassa nulla (indebitamento bancario sul breve termine di 3,5 mdi /€ al 30° anno), quindi la liquidità sarebbe negativa dopo aver assolto agli oneri dello smantellamento, per i quali sono previsti e stanziati, anno per anno, fondi liquidi e quote दी ammortamento in modo da attribuire ad ogni anno una parte dell’onere futuro (veदी sempre nota 4)
· Il misuratore dell’appetibilità dell’investimento in termini di generazione di liquidità, espresso mediante un tasso (IRR, tasso interno di rendimento) da comparare con i tassi vigenti sul mercato, è negativo (-3%). Tale fatto indica che il business non sarebbe interessante per eventuali investitori (e per il mercato) , avrebbe performances molto negative per di più con un alto rischio di non raggiungimento neppure delle già negative performances ipotizzate. (vedi sempre nota 4)
· Un costo del kwh prodotto di € 0,18 che sarebbe superiore al costo del kwh prodotto con altre fonti (nella scala dei costi sotto riportata si collocherebbe in posizione di coda esaltante)
Fonte di produzione Costo al Kw dati 2003
Idroelettrico 0,02 €
Carbone 0,02 €
Gas 0,04 €
Biogas 0,05 €
Geotermico 0,07 €
Eolico 0,07 €
Fotovoltaico 0,17 € al netto del conto energia
Nucleare 0,18 €

Si osserva che in alcune statistiche il costo al kw del nucleare viene dato a 0,03€ (5) ma ciò deriva dalle valutazioni che non tengono conto di tutti gli oneri del sistema nucleare (in particolare, come dicevo prima, smantellamento, benefici al territorio e sicurezza esterna). Inserendo anche tali rilevanti voci, ecco che il costo aumenta sensibilmente fino a raggiungere valori per kwh che ne fanno una delle fonti più onerose.
E' disponibile, per chi fosse interessato, l'analisi econimoco-finanziaria di ciascuno dei 30 anni ed una sintesi patrimoniale ed economica della simulazione con visualizzazione a step di 5 anni. La parte finale costituisce l’esito a 30 anni (cassa e utili, oltre che patrimonio e debiti). Si ricorda che anno per anno una quota del costo ipotizzato per il decommissioning è stata portata a c/economico e accantonata nella stessa misura tra i fondi liquidi (liquidità) disponibili alla fine per sostenere l’onere finale.


Quindi:
· Il nucleare, in assenza di forti incentivi statali non è un business appetibile per gli investitori (prova ne sia che negli ultimi 30 anni in USA dove l’energia è in mano ai privati, non vi sono stati ordini per nuove centrali);
· lo Stato, avendo già manifestato la volontà di non sostenere gli oneri del programma (vedi il DL 112 del 25 giugno 2008, art. 7, che prevede l’avvio del programma nucleare con oneri a carico del costruttore o del gestore della centrale, non dello Stato), non si pone nell’ottica di incentivare il comparto ma di fare da spettatore e regolatore senza coinvolgimenti finanziari (è il senso del provvedimento del Governo). E’ però evidente che una politica nucleare senza incentivazione (o addirittura partecipazione diretta dello Stato come in Francia) non può avviarsi, in quanto il nucleare è un business ad altissimo contenuto di investimento ed a bassa resa, comunque al di fuori della portata dell’imprenditore privato se lo Stato non partecipa alla sua gestione.
· Ogni programma sul nucleare dovrebbe avere ben chiaro che economicamente e finanziariamente l’esito di un investimento è fortemente negativo. Solo un massiccio intervento pubblico può renderlo appetibile. Ma allora lo sforzo finanziario dello stato farebbe ulteriormente venir meno le motivazioni logiche alla scelta di un programma nucleare, cioè l’abbassamento dei costi paese per l’energia. Il nucleare con il carico di problemi che si porta (sicurezza, scorie, pericolosità e complessità di processo) se non produce vantaggi economici nella sua gestione, cioè se una scelta nucleare non migliora la bolletta elettrica del paese (6), non si capisce perché debba esser scelto. Si affollano cupi pensieri che nulla hanno a che vedere con l’interesse della collettività, quanto dei potentati economici interessati allo sviluppo del nucleare. Solo le generose sovvenzioni governative, a spese ovviamente della collettività, possono simulare una competitività dei costi complessivi del nucleare. O forse solo offrire lauti affari all’industria nucleare e alla speculazione finanziaria a spese della collettività (7).

Meglio allora battere altre strade: gli stessi investimenti in termini finanziari siano dirottati sulle fonti rinnovabili e sulla ricerca sull’utilizzo migliore delle fonti fossili,oltre che sul risparmio energetico (es. illuminazione pubblica a LED, con enorme risparmio energetico rispetto all’illuminazione ad incandescenza) e sulla lotta allo spreco di energia.
Un’ultima parola sullo spreco di energia: l’esempio più eclatante ed ignobile degli sprechi sono le guerre. Che cosa è, se non lo spreco più indecente, una spesa militare che nel mondo ha superato i 1.200 miliardi di USD /anno (ma i calcoli delle guerre in atto fanno pensare a valori ancora più alti) circa i 2/3 del PIL italiano. Quanti problemi potrebbero esser risolti: povertà, salute, energia.
E per sostenere questi folli sprechi economici dovremmo accettare la costruzione di centrali nucleari, tanto pericolose e con una tale complessa gestione?(8)

NOTE
(1) Legambiente rapporto dell’agosto 2008 su “I costi nascosti del nucleare” . I costi di costruzione sono indicati in una tabella che qui si riporta che mette in evidenza varie stime fatte da autorevoli enti, finanziari e gestori di impianti nucleari. Si è preso un dato medio quale elemento affidabile che assomma sia le tesi più ottimistiche che quelle più pessimistiche.
Ente Costo totale per Centrale Costo per Centrale Da 1800 Mw Costo per Kw in €
FPL * 5,3 miliardi € /1000 Mw 9,54 miliardi € 5.300 €
Moody’s investors
Service (2008) 4,6 miliardi € /1.000 Mw 8,28 miliardi € 4.600 €
En। On (D) 5,5, miliardi €/ 1.600 Mw 6,187 miliardi € 3.437 €
Enel (2008) 3,25 miliardi € Per 1।700 Mw 3,440 miliardi € 1.912 €
MEDIA 6,862 miliardi € 3.812 €

(2) http://www.greenaction-planet.org/, in cui si lancia l’allarme sulla mancanza di piani specifici a Trieste e nel Friuli Venezia Giulia per eventuali incidente alla centrale slovena di Krsko, sita a 140 km da Trieste
(3) il costo di una centrale da 1.800 Mwh di Potenza può stimarsi attorno a 6-7 mdi/€ (costo al kwh 3.833 €. Quindi, le 6 centrali richiedono un impegno finanziario di oltre 41.000 mdi/€ ( oltre 79.000 mdi di vecchie Lire) cui vanno aggiunti altri 48,5 mdi/€ per il decommissioning . Il progetto, in totale vale quasi 89.000 mdi/€ da spendere nell’arco di qualche decennio ma che appare molto ambizioso per un paese a forte criticità finanziaria come l’Italia. E per giunta senza che dal programma vi siano benefici, anzi, come vedremo con la simulazione effettuata, si generano forti perdite.
(4) Si noti che nel precedente post su questo blog, era stato ipotizzato un costo per la centrale di 3,96 miliardi di €, inferiore del 40% all’attuale previsioni. E’ un dato ricorrente lo sforamento dei costi (in Finlandia si è giunti al raddoppio del costo dell’unica centrale in costruzione in europa – http://dismol.splinder.com/post/17982848/L), anche nei costi del Decommissioning (http://perfettaletizia.blogspot.com/ e, per il deposito di stoccaggio di Yucca Mountain http://mondoelettrico.blogspot.com/) e le valutazioni degli analisti tengono conto di tale fattore. Comunque, anche con il dato più contenuto del precedente post, l’esito del PEF era comunque negativo e dimostrava che anche ad un valore di investimento notevolmente minore, l’esito del progetto nucleare era negativo e sicuramente non appetibile per un investitore. Ma soprattutto dava al paese non utili ma perdite, quindi, non vantaggi ma ulteriori problemi. E ciò anche perché è la gestione stessa a non essere profittevole indipendentemente dagli ammortamenti del valore degli investimenti.
(5) Per tale confronto e per altri argomenti che confermano le tesi di questo blog, vedi http://www.ecoage.it/
(6) http://adhoc-crazia.blogspot.com/
(7) Angelo Baracca, “L’Italia torna al nucleare?”, Jaca Book, pg. 205
(8) Angelo Baracca, “L’Italia torna al nucleare?”, Jaca Book, pg. 198 e seg.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie per aver pubblicato quest'analisi, che ho ritenuto doveroso segnalare...